Quando i governi fanno i conti senza l’Orcel !
Lo aveva fatto un paio di mesi fa acquistando un 4.5% direttamente dalla dismissione da parte del Governo di Berlino e salendo al 9% di Commerzbank, provocando l’ira di Berlino e soprattutto l’inizio di una crisi di governo che a febbraio porterà i tedeschi alle urne per decidere a chi affidare la guida del proprio Paese. Parliamo di Andrea Orcel, attuale amministratore delegato del gruppo Unicredit, con ampio e prestigioso background ma balzato alle cronache e alla notorietà al di fuori del ristretto mondo bancario quando chiese un appannaggio di 13 milioni di euro per diventare il nuovo CEO di Unicredit, un compenso che all’epoca era oltre il doppio rispetto a qualsiasi altra figura equivalente nel nostro paese. Orcel è stato definito uno dei banchieri d’investimento di maggiore successo della sua generazione ed anche ” il banchiere d’acciaio” per il suo stile di management e la sua iper competitività. Ma proprio queste sue caratteristiche gli hanno permesso , una volta alla guida dell’istituto di piazza Gae Aulenti, di far quintuplicare il valore della società, da una quotazione al di sotto degli 8 euro ad azione fino ad oltre i 40 euro / azione di due settimane fa. E cosi, forte di questa capitalizzazione, l’astuto banchiere ha pazientemente atteso che il governo italiano lavorasse alla creazione del terzo polo bancario ( da affiancare ad Intesa e appunto Unicredit) per poi piazzare il colpo ! Dopo aver risistemato i conti del Monte Paschi ed aver lavorato alla tessitura di un canovaccio industriale italiano al fine poter quindi far tornare privata Siena, favorendo le acquisizioni da parte di BPM e di Anima di relativi pacchetti azionari, e poi favorendo BPM nell’OPA su Anima, il governo italiano ( almeno una parte che vede in BPM una banca “vicina”) era convinto di aver fatto quadrare il cerchio. A quel punto Orcel è entrato in scena e con un colpo a sorpresa ha promosso una OPS da oltre 10 miliardi di euro nei confronti di BPM. Secondo affondo e secondo governo in difficoltà, anche perché in realtà sono solo gli esponenti della Lega a masticare amaro e che chiedono l’intervento di Bankitalia, mentre le altre parti del governo vedono solo una operazione di Mercato. Il forte valore aggiunto da Orcel nei pochi anni a capo di Unicredit gli ha permesso di fare una offerta di sola “carta” come si dice in gergo, ossia solo con uno scambio di azioni e senza tirare fuori cash. Ma non solo, essendo ora sotto OPS, il BPM si trova con la passivity rule che le impedisce di modificare l’OPA su Anima e di compiere operazioni che possano ostacolare l’OPS di Unicredit. Ovviamente BPM alza le barricate, il governo invoca la golden power anche se Messina ( Ceo di Intesa) conferma che si tratta di una operazione di mercato come all’epoca fecero loro con il gruppo Ubi banca. Il ministro Giorgetti ha ammesso che Unicredit aveva comunicato l’operazione ma non l’aveva concordata, di contro Orcel ha dichiarato che i tempi erano maturi e che attendere ancora avrebbe visto il rischio che ad effettuare la medesima mossa sarebbe stato il Credit Agricole, già azionista di BPM. Giorgetti cita Von Clausewitz ricordando che il modo migliore per perdere una guerra è impegnarsi su due fronti, ma Orcel tende una mano a tutti e si dice disposto a cedere MPS e che lui è favorevole ad un terzo polo, ma che abbia un orizzonte europeo e non solo italiano, e che è all’Europa nel suo insieme che si deve guardare e non più ai singoli stati. Tra qualche giorno Orcel sarà a Parigi a parlare con i vertici del Credit Agricole e anche per dialogare con gli altri azionisti di BPM, i fondi Amundi, Axa, Bnp, Lazard. Al momento pare che la mossa studiata da Orcel sia stata pianificata ed eseguita in maniera perfetta e siamo convinti che nei piani alti della Unicredit tower siano molte le pacche sulle spalle che si stanno scambiando e sulla lungimiranza di aver ingaggiato un grande banchiere!
Novembre si è chiuso con un saldo negativo per Milano del 2.53% mentre il DAX ha guadagnato il 2.88%.
A Wall Street l’effetto Trump ha lasciato il segno con un + 7.54% del Dow Jones, un + 5.23% per il Nasdaq e un + 5.73% per S&P500. Stessi colori anche per la settimana con la sola Milano ( – 0.24% e saldo 2024 a + 10.09%) in rosso e che disegna in pratica una seconda candela identica a quella della scorsa ottava. Apertura migliore della chiusura precedente ma non riesce neanche ad arrivare al test della ribassista che si conferma forte resistenza e poi scende fin oltre il minimo della scorsa ottava e sui 32700 punti trova finalmente la forza di reagire per poi andare a chiudere poco sopra i 33400 punti. Volumi in leggero incremento ma in media. Le due lunghe lower shadow potrebbero lasciare aperta la porta per un tentativo di breakout della ribassista, ma serviranno volumi e questi potrebbero arrivare solo con un catalizzatore. All’orizzonte ve ne potrebbero essere piu di uno, dall’apertura ai dialoghi di pace nell’est europeo a quanto stabilito da Israele al confine con il Libano, ma non dobbiamo perdere di vista l’offensiva in Siria e la possibile crisi di governo in Francia.
L’istituto IFO tedesco dichiara che la Germania non è pronta per un nuovo governo Trump negli USA in quanto essendo paese esportatore troverà molte difficoltà dalla politica commerciale del nuovo presidente incaricato.
Il sindacato IG Metall alza i toni nei confronti di volkswagen che intende chiudere altre fabbriche licenziando ulteriore personale eppure il DAX ( + 1.57% e saldo 2024 a + 17.16%)miglior listino di settimana , racconta una storia diversa ! Apertura in gap up, discesa a chiuderlo e poi ripartenza fino a chiudere chirurgicamente sulla rialzista con volumi in leggero aumento a 19626 punti. Il massimo storico del DAX è a 16674 punti, ossia meno di 50 punti sopra, un soffio. Teoricamente con una buona apertura di lunedì il DAX potrebbe già brindare all’inizio di dicembre con un nuovo massimo storico in barba a tutte le difficoltà che la Germania stà vivendo, elezioni alle porte, crisi economica e via discorrendo.
Settimana corta a Wall Street con la chiusura per il giorno del Ringraziamento e la mezza seduta per il black friday, giornata dedicata agli acquisti per le prossime festività.
Eppure il Dow Jones ( + 1.38% e saldo 2024 a + 19.16%) ha avuto volumi in media, benché in decisa contrazione rispetto alle settimane precedenti. Apertura in gap up e poi via verso il nuovo massimo storico a 45071 punti, per poi chiudere a 44910. Impostazione che lascia pochi dubbi, con la rialzista sottostante a fare da supporto dinamico e quella superiore a fare da resistenza. Per la prossima settimana i livelli saranno a 44341 il supporto e 46249 la resistenza. Candela nel complesso positiva quella del Nasdaq ( + 0.74% e saldo 2024 a + 24.39%) che apre in gap up ma a differenza del DJ scende a chiuderlo per poi tornare poco sopra il prezzo di apertura in chiusura. In ogni caso anche qui il trend rialzista è intatto e basterebbe poco per riportarsi in area massimi storici ( 21182), primo supporto i 20400 mentre la rialzista transiterà a 19968 punti. Gap up anche per S&P500 ( + 1.05% e saldo 2024 a + 26.47%) che per evitare discussioni scende a chiuderlo e poi sale a registrare un nuovo massimo storico a 6044 punti per poi chiudere pochi punti sotto a 6032. Primo supporto area 5850 e strada spianata avanti per un eventuale rally verso i 6600 punti che molti hanno dato come target entro fine anno.