Parigi lancia il grido d’allarme mentre Trump sposta ad aprile i dazi ma non molla la presa sulle terre rare

Proseguono i rialzi sui mercati azionari e l’Europa performa sempre meglio di Wall Street, ma questo ha un senso alla luce di parecchi report di banche d’affari che vedono Wall Street su multipli forse eccessivi mentre in Europa sono su livelli ancora discreti per un buon investimento. Quindi i gestori tendono a sovrappesare i propri portafogli su titoli europei a scapito di quelli a stelle e strisce e la conseguenza è quella che vediamo l’Europa già in guadagno a doppia cifra dopo solo 7 settimane dall’inizio dell’anno, doppiando le performance americane. L’argomento principale della settimana è però stato quello relativo alle aperture per i colloqui di pace tra Russia ed Ucraina e la conferenza sulla sicurezza di Monaco ha permesso l’incontro di persona tra le varie parti che a diverso titolo intendono partecipare ai colloqui. La situazione è decisamente molto intricata e complessa perché, come sempre, sotto vi sono interessi economici e strategici molto rilevanti, uno per tutti le terre rare di cui il sottosuolo dell’Ucraina è pieno. A tale riguardo basti pensare che l’ambasciatrice americana a Kiev avrebbe presentato al presidente ucraino Zelenskj un pezzo di carta da firmare con sopra la concessione a favore degli USA del 50% delle future riserve minerarie dell’Ucraina. Il presidente ucraino ha cortesemente rifiutato di firmare adducendo che tale contratto non conteneva garanzie di sicurezza per il suo paese, ma lascia ben intendere che ora che Trump ha messo sotto occhio quelle riserve farà di tutto per entrarne in possesso, adducendo il fatto di essere stati gli USA il maggior aiuto nella guerra contro Mosca ( dato peraltro smentito dall’ IFW che dichiara aiuti USA 114 miliardi, EU 113 miliardi ma se si contano anche Regno Unito, Norvegia e Svizzera si superano i 130 miliardi). Ma spiega anche il discorso a Monaco del vicepresidente Vance che ha attaccato l’Europa creando imbarazzo tra i presenti e soprattutto iniziando a scavare un solco tra le due sponde dell’atlantico. Anche se Trump ha dichiarato che ha dato mandato di studiare a fondo la situazione commerciale tra le varie parti e che i dazi di ritorsione ci saranno, anche se solo a partire da aprile, e questo fatto ha permesso ai listini europei di dare una bella accelerata, è chiaro che la sua politica di bastone e carota nei confronti del vecchio continente ha una sua logica. Il neo eletto presidente americano ha ben chiaro in mente il suo progetto, ha detto che vorrebbe il Canada come 51 stato confederato, vorrebbe la Groenlandia, ora vuole l’Ucraina o almeno il 50% del suo ricco sottosuolo. E non vuole dividerlo con gli europei. Dal suo punto di vista l’Europa è debole e fragile e soprattutto non unita, e questa è la chiave di volta del suo progetto per dividerla.

Come ha scritto l’eurodeputato francese Gluksmann, “L’Unione è divisa in tre blocchi: i filorussi come l’Ungheria, i veri amici di Kiev come i Baltici, e poi molti esitanti. Come noi”. nel dettaglio ha detto che Ungheria e Slovacchia ( Orban e Fico) sono amiche di Putin, Polonia, scandinavia e baltici stanno aiutando l’Ucraina al massimo, basti pensare che la Danimarca ha quasi sguarnito il proprio esercito per aiutare Kiev, il resto delle nazioni è rimasto poco più che indifferente inviando aiuti minimi. l’eurodeputato prosegue dicendo che è vero che Macron è stato tra i fautori dell’invio di truppe a Kiev ma è anche vero che Parigi non ha impedito alle proprie aziende di continuare a collaborare con i russi nel settore GNL e nucleare civile. Con una Europa cosi divisa è chiaro che ne Trump ne tantomeno Putin hanno interesse a volerla nei colloqui di pace, Trump dovrebbe dividere parte delle terre rare e non è disposto a farlo, Putin si prenderebbe la rivincita contro gli europei che a loro volta sono colpevoli di aver permesso quanto accaduto. L’eventuale colloquio di pace tra Trump e Putin per la questione Ucraina si risolverebbe con la vittoria politica del russo e la sconfitta dell’Europa e questo al momento pare lo abbia capito solo Zelenskj. Ancora oggi intervenendo a Monaco il presidente Ucraino ha dichiarato che incontrerà Putin solo quando sarà stato raggiunto un accordo congiunto tra loro, UE, USA e Russia, che altrimenti Putin sarà incoraggiato ad andare avanti. La mossa europea di permettere le spese della Difesa extrabilancio ed ora di poter attivare le clausole di salvaguardia per gli investimenti nella difesa da un lato ha fatto volare i relativi titoli come Leonardo, Rheinmetall, Iveco, Fincantieri, dall’altro ha finalmente fatto prendere coscienza che ci si deve presentare uniti altrimenti nei confronti di USA e Russia se ne esce distrutti. E forse nelle menti dei politici europei riaffiora il tarlo che  un immediato intervento militare a fianco di Kiev avrebbe già da tempo risolto la questione.

Milano ( + 2.48% e saldo 2025 a + 11.09%) allunga ancora

Non si accontenta dei 37500 punti ma si porta fino ai 38152 prima di ritracciare leggermente ed andare a chiudere poco sotto i 38mila, a 37977 punti. Ma la cosa da sottolineare è che tale allungo è avvenuto con volumi decisamente importanti a mostrare la coralità del movimento. Prossimi step per il listino milanese, dal punto di vista grafico, sono le resistenze in area 38600 punti ed a seguire i psicologici 40mila e poi area 40600 punti. Probabilmente non ci si arriverà direttamente ( e senza passare dal via come in un vecchio gioco)ma la direzione è tracciata. Primo livello di supporto i 36500 / 36600 punti

Miglior listino il DAX ( + 3.33% e saldo 2025 a + 13.08%)

Continua a sorprendere e spazza via i 22mila punti arrivando ai 22624 nuovo massimo storico, per poi chiudere a 22513 punti. A 22805 punti passa una rialzista che arriva da lontano e che potrebbe frenare almeno parzialmente l’irruente salita del listino tedesco. Il dato della inflazione in Germania è stato visto in calo al 2.3% mentre salgono i toni della campagna elettorale oramai in dirittura d’arrivo. Scholz ha criticato l’intervento di Vance a Monaco e ancor di più l’incontro che questi ha avuto con l’esponente dell’ AfD Weindel. Primo supporto per il DAX in area 21800 punti. Nonostante l’allungo i volumi sono rimasti in linea con le ultime settimane, poco sopra alla media e la cosa è leggermente sorprendente vista l’accelerazione al rialzo.

Con una precisione chirurgica l’eurostoxx50 ( + 3.15% e saldo 2025 a + 12.20%) è arrivato al test del vecchio massimo storico dei 5522

Si ferma a 5520 per poi ritracciare leggermente e chiudere l’ottava a 5493. anche qui come sul Dax i volumi non hanno accompagnato la long candle, anzi in questo caso abbiamo avuto una contrazione dei volumi che sono tornati in media. Primissimo supporto area 5300 punti mentre la resistenza è il massimo storico.

Trump prosegue all’insegna del suo motto MAGA (Make America great again) e resta focalizzato a mettere in primo piano il suo paese in tutte le questioni, dalle più piccole alle più grandi.

Ad esempio la Casa Bianca ha vietato l’ingresso ai giornalisti della Associated Press allo studio ovale e sull’air force one perché l’agenzia di stampa rifiuta di usare la definizione di golfo d’america al posto di golfo del Messico. Di ben altro spessore la reiterata dichiarazione ancora in questa settimana che gli USA prenderanno il controllo della striscia di Gaza ”  la ricostruiremo e la trasformeremo nella Riviera del Medio Oriente”. E propone il trasferimento dell’intera popolazione palestinese in Paesi vicini , che ovviamente ha suscitato un vespaio di polemiche tra i governi dei paesi vicini e ovviamente degli stessi palestinesi. Naturalmente non si è fatto mancare altri oltre 400 licenziamenti da alcune agenzie federali ritenute costose e senza scopo cosi come deportazioni a Panama di migranti asiatici, come accordato con il governo del paese dell’ambito canale. Tutto per far ripartire al massimo l’economia americana che in realtà non è che se la stia passando male ! Ma  ricostruire l’Ucraina e la striscia di Gaza sarebbero certamente degli immensi bacini di lavoro per le imprese statunitensi. Wall Street però non esplode al rialzo come l’Europa. Il Dow Jones ( + 0.54% e saldo 2025 a + 4.71%) resta sotto la rialzista e sotto i 45mila punti con una candela interlocutoria e con volumi ridiscesi in media. Insomma prosegue nello stallo e non si decide a prendere una decisione. Al rialzo deve superare l’ostacolo dei 45031 punti e a quel punto potrebbe allungarsi verso il massimo storico dei 45070, al ribasso se perdesse i 43850 potrebbe andare incontro ad un calo anche fino all’area 41800 / 42mila punti. Il Nasdaq ha ritoccato il massimo storico di pochi punti e lo ha portato a 22139 per poi chiudere l’ottava a 22114 punti. Anche qui i volumi sono calati e tornati ad essere in media e benché la chiusura sia in prossimità dei massimi della candela non possiamo non notare  i due massimi allineati. Servirà un allungo nella prossima settimana per spazzare via pensieri negativi che potrebbero invece venire nel caso di una prima fase di calo che , nel caso di un ritorno sotto i 20530 punti, facendo scattare un pattern di doppio massimo. Primo livello di supporto area 21mila punti. Situazione similare per S&P500 ( + 1.47% e saldo 2025 a + 3.96%) che invece il massimo storico non lo ha ritoccato per un solo punto registrando il massimo a 6127 punti e la chiusura a 6114. Sono 4 settimane che l’indice più seguito al mondo è racchiuso in pochi punti in prossimità dei massimi ed anche qui i volumi sono stati in calo benché si siano mantenuti ben oltre alla media. Primo supporto area 5960 punti e a seguire i 5800 già segnalati, al rialzo campo libero oltre il massimo storico.

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