La tempesta perfetta e i mercati azionari vanno in tilt
Ci si aspettava una fine di anno tranquilla sui mercati azionari, vero che l’atteso rally di Natale si faceva attendere ma altrettanto vero che i listini erano sostanzialmente in area di massimo storico. Dopo la riunione della BCE della scorsa settimana si attendeva la conferma del taglio da 25 bp della FED per poter archiviare il 2024 ed andare alle festività natalizie in tranquillità prima di iniziare a pensare alle strategie per il 2025. Certamente dopo l’elezione di Trump lo scorso novembre le attese per l’anno nuovo non erano delle migliori, ma tra le parole ed i fatti vi è sempre da fare le opportune verifiche e cosi gli investitori sono rimasti cauti nel fare gli acquisti che avrebbero dato il via al rally natalizio. Probabilmente gli investitori si sono messi in attenta osservazione se casomai fosse giunto il momento di prendere profitto dopo una annata decisamente profittevole basti pensare che lunedì scorso il Nasdaq registrava il suo ennesimo massimo storico portandosi oltre i 22mila punti. La scorsa settimana il segretario della Nato Rutte aveva specificato che Trump non avrebbe lasciato l’alleanza atlantica e che in realtà l’europa dovrebbe seriamente spendere di più per la difesa non perché lo chiede il presidente eletto americano ( che come riporta il FT chiederà ai membri Nato di alzare al 5% del PIL la spesa per la difesa) ma perché vi sono oggettive problematiche che lo richiedono. Parole che avevano lasciato qualche strascico negli investitori che , dopo la conferma del taglio di 25 bp della FED ma con Powell che dichiarava una revisione della road map dei tagli per il 2025 alla luce sia delle migliorate condizioni dei dati del lavoro e della economia americana, sia al pensiero della politica annunciata di Trump che sarà certamente inflattiva, hanno preferito iniziare a prendere profitto senza attendere il 2025. Cosi come una valanga inizia da una piccola e semplice slavina ecco che partite le prime vendite sui Mercati qualcuno si sarà interrogato sul perché e poi optando per fare lo stesso portando a casa i guadagni maturati. A quel punto la “slavina” è andata a toccare i livelli di stoploss e si è formata la valanga che ha provocato ingenti danni a Wall Street e dal giorno seguente su tutti gli altri listini mondiali. Come se ciò non bastasse Trump ha reiterato le sue minacce di dazi all’europa se gli stati del vecchio continente non acquisteranno gas e petrolio dagli USA per compensare almeno parzialmente il forte deficit commerciale tra le due sponde dell’oceano. La minaccia cosi posta pare decisamente efficace e dovrebbe costringere l’ EU ad accettare tale diktat in quanto non ci sono alternative. Trump però non raccoglie solo vittorie, il suo piano per evitare lo shutdown è stato respinto alla Camera e sono almeno 40 i repubblicani che hanno votato contro. A portare a questo risultato pare sia stata la richiesta dello stesso Trump di sospendere per almeno due anni il limite al debito, che l’ha definito una cosa sciocca, ma che l’attuale congresso non ha accettato ritenendo che potrebbero riportare l’economia USA in recessione. La Casa Bianca ha denunciato i repubblicani che “si stanno rimangiando la parola data per sostenere l’accordo bi-partisan già trovato per evitare la chiusura delle attività federali”, motivo forse per il quale i 40 hanno deciso di non votare a favore. Nella notte poi si è ratificato l’accordo precedentemente trovato levando la richiesta di Trump, rinviandone a Marzo la decisione quando il presidente eletto sarà insediato ed avrà il pieno controllo del Congresso. A seguito di tutta queste serie di eventi i Mercati sono entrati in modalità risk-off avvitandosi in una spirale che al momento è difficile da spezzare se non interviene un fattore esterno, fattore che al momento non è in vista. O forse è quello che invece si è notato perfettamente quando passate le 15.30 di venerdì e quindi con le scadenze tecniche di Wall Street oramai alle spalle, i Mercati abbiano ripreso la via del rialzo con test positivi dei vari supporti e volumi importanti.
Peggior listino di settimana il nostro FTSE-MIB ( – 3.21% e saldo 2024 a + 11.25%) che però alla fine riesce a rimanere sopra il supporto dinamico con una lower shadow e volumi elevati.
Se la fase di selloff sia terminata con la fine delle scadenze tecniche lo verificheremo nelle prossime sedute anche se in realtà ne sono rimaste solo tre per la fine dell’anno e con molta probabilità saranno tutte contrassegnate da scambi ridotti per via del periodo festivo. Ci confermiamo il primo livello di supporto sulla ribassista che transiterà a 33419 punti mentre al rialzo avremo i primi ostacoli a 34mila e a seguire area 34400 punti.
Meno peggio di Milano il DAX ( – 2.55% e saldo 2024 a + 18.70%)
…nonostante l’inatteso calo dell’indice IFO che è stato una doccia fredda a detta degli analisti di Commerzbank che segnalano come i maggiori problemi arrivino dal settore manifatturiero che è in crisi strutturale e a cui pertanto neanche un nuovo calo dei tassi da parte BCE avrebbe un riflesso significativamente positivo. A proposito di Commerzbank segnaliamo che Unicredit è salita al 28% provocando ulteriore tensione tra Berlino e piazza Gae Aulenti, ma Orcel prosegue nella sua strada e nel suo piano ” Unicredit unlocked”. Per la prossima settimana il supporto dinamico transiterà a 19745 punti mentre la resistenza è ovviamente il recente massimo storico poco sopra i 20500 punti. Volumi in aumento ma nettamente inferiori a quelli visti a Milano
La giornata di venerdì passerà alla storia a Wall Street per essere stata la più grande scadenza tecnica di sempre ( almeno fino alle prossime “tre streghe” ) con gli oltre 6.6 trilioni di dollari, anche se qualcuno si è spinto oltre calcolando il valore nozionale delle scadenze a circa 7.7 trilioni di dollari !
Numeri enormi e la massima attività è stata all’apertura di venerdì quando la maggior parte delle opzioni su indici, etf ed azioni sarà stata esercitata o lasciata scadere senza valore. Come abbiamo già detto all’inizio subito dopo la scadenza di questo immenso valore i listini hanno ripreso vigore e titoli ed indici hanno iniziato una fase di recupero, evidente dalle lower shadow lasciate sui grafici. Se tale movimento rialzista proseguirà nelle prossime seduta diverrà evidente che le vendite a seguito delle parole di Powell siano state a questo punto non da lui causate ma siano state solo un pretesto preso da chi aveva interesse a far si che le opzioni andassero a scadenza in un altro range di valori ! Come a dire che le “mani forti” abbiano scatenato la tempesta perfetta prendendo spunto da un non evento ( che la FED tagliasse 25 bp era cosa nota cosi come che per il 2025 sarebbe stata cauta dopo l’elezione di Trump) prendendo quindi tutti in contropiede e portandoli a vendere non riuscendo a capire cosa stesse avvenendo, approfittando del fatto che i listini erano sui massimi annuali se non storici e quindi forzando in qualche modo le prese di beneficio. Terza settimana negativa per il Dow Jones ( – 2.25% e saldo 2024 a + 13.67%) che proprio in chiusura riesce a recuperare la base del canale rialzista dopo un minimo a 42146 punti. Servirà un proseguimento della reazione al DJ in quanto la prossima ottava il supporto dinamico sarà a 43258 punti, ben al di sopra della attuale chiusura. Prima resistenza a 44529 punti. Volumi elevatissimi sul Nasdaq ( – 2.25% e saldo 2024 a + 26.53%) che era salito anche a registrare un nuovo massimo storico a 22133 punti prima di ripiegare e scendere al minimo di settimana a 20913 punti, per poi chiudere l’ottava a 21289 punti. Se proseguirà il movimento di recupero partito dopo le scadenze tecniche non pare impossibile un ritorno in area 22mila punti. Primo supporto area 20900 punti. Leggermente meno attraente il grafico del S&P500 ( – 1.98% e saldo 2024 a + 24.34%) che pure è stato il miglior listino di settimana, l’unico ad aver contenuto le perdite sotto al 2%. Vero che il supporto dei 5850 alla fine ha tenuto ma si inizia a vedere un poco di stanchezza e servirà pertanto un pronto ritorno sopra i 6mila punti per ridare slancio. Peraltro in settimana sono usciti i primi articoli predittivi per il 2025 dove si parla di un possibile livello di 7mila punti per S&P500, ma al momento sono solo parole. Di certo possiamo dire che l’indice S&P500 nel primo anno del primo mandato Trump salì di quasi il 24%, per cui sulla carta quel 7mila potrebbe essere anche un valore cauto !