Il Teorema del professor Trump e il marchese del Grillo
Li aveva annunciati e aveva dato appuntamento al 2 aprile dopo la chiusura dei Mercati per descrivere le meraviglie del suo ” Liberation Day”, ovvero secondo il suo punto di vista, il giorno della liberazione degli USA dal farsi impoverire tramite deficit commerciali e quindi il giorno della rinascita dell’industria americana. Gli economisti si attendevano una manovra che prevedeva circa un 60% di dazi alle importazioni dalla Cina ed un 10% contro le importazioni dagli altri stati. Ma l’eclettico presidente americano ha avuto una idea originale, che ben poco si presta a qualsiasi teoria economica ed ha fatto un conto semplice :dato che gli USA sono un paese in prevalenza importatore si trovano con deficit commerciali rispetto al resto del mondo , per cui al presidente è bastato rapportare i valori delle importazioni e delle esportazioni e poi, in segno di grande magnanimità, dividere il risultato per due ! Un esempio chiarirà meglio : Cina esporta in USA 440 miliardi di dollari contro i 144.5 delle esportazioni americane, con un deficit a favore dei cinesi di 295 miliardi di dollari. Trump ha preso il valore del deficit commerciale tra le parti e lo ha diviso sul valore delle sue esportazioni ottenendo un 67% di surplus cinese. Dividendo il valore per due ha ottenuto il dazio del 34% che applicherà alle importazioni dal paese del dragone. La teoria è talmente assurda che ad esempio è stata applicata una percentuale del 50% all’isola francese di St.Pierre Michelon al largo di Terranova con la quale lo scambio è di circa 100mila$ reciproci annui, tranne che a luglio scorso quando dagli USA sono stati acquistati circa 3.5 milioni di $ di controvalore di crostacei ( la attività locale è relativa alla pesca) e ciò ha provocato un deficit “enorme” e quindi un dazio del 50% ! Di contro San Marino che tutti noi ben conosciamo per essere una sorta di paradiso fiscale in territorio italiano, e già al centro particolari storie di fatturazioni per migliaia di container che pur non essendo transitati fisicamente per le strade della Rocca risultano da li essere usciti, ha avuto un dazio di solo il 10%, motivo per il quale moltissime aziende stanno valutando di aprire una loro base operativa nel suo territorio. Di queste ore la notizia che il presidente del Vietnam ( colpito da un dazio del 46% in quanto sede di molte aziende USA che poi esportano in madrepatria la produzione, tanto per fare un esempio NIKE produce qui un 35% delle scarpe ed un 50% dell’abbigliamento) ha telefonato a Trump per trovare un accordo, ed è questa probabilmente la non tanto remota soluzione che il presidente americano cercava. Il fatto che le aziende americane abbiano delocalizzato per meri motivi economici non gli piace e vorrebbe riportare in patria tutte le lavorazioni per dare lavoro a tutti gli americani, se poi le aziende devono vendere ad un prezzo maggiore o se guadagnino meno per poter mantenere competitivo il prezzo a lui poco importa. Importa però ai suoi cittadini che se vorranno bere vino italiano o mangiare un formaggio francese o acquistare un orologio svizzero dovranno spendere cifre decisamente maggiorate. Tutte le corporazioni si stanno muovendo per cercare di ottenere sconti dei dazi, per non perdere quote di mercato nell’ambitissimo mercato americano. Questo perché nonostante negli USA ci siano ” solo” 350 milioni di persone , tante per dare una idea circa 100 milioni in meno della comunità europea, il dato importante sul quale ragionare è il PIL, ossia il prodotto interno lordo. Quello europeo è previsto per il 2025 appena sotto i 19mila miliardi, quello USA è previsto sopra i 30mila ed è in testa alla classifica davanti a Cina con 19.5 miliardi. Tanto per capire nei tre posti successivi abbiamo in ordine Germania Giappone e India con rispettivamente 4.9 4.3 e 4.2 miliardi di dollari di PIL.
Ma ancora nel dettaglio lo stato piu povero degli USA, il Mississippi ha un PIL pro capite di 49780$ che risulta essere di appena 1524$ inferiore al PIL pro capite della Germania , il migliore in Europa ! Il PIL pro capite medio in USA è di 80mila$, in Europa si varia dai15773 della Bulgaria ai 125mila del Lussemburgo con una media europea di 40mila, ossia la metà di quello USA. E tutto nei numeri il motivo per cui tutti vogliono esportare in USA ed è il motivo per il quale Trump si permette di dare questo schiaffo dei dazi a tutti quanti per portarli a chiedere benevolenza, quasi a implorarlo. Nessuno ha mai pensato di poter fare a meno del ricco, ricchissimo mercato americano. E se tutti ci si mettesse d’accordo ? Ricordiamo che Trump non ha messo dazi contro alluminio e acciaio, contro oro e rame e contro alcuni minerali critici e neanche contro l’energia gas ma soprattutto oil. Gli USA ne sono produttori ma importano in ogni caso un 40% del loro fabbisogno e le loro raffinerie sono progettate per raffinare gli oli pesanti ( ricchi di zolfo e piu viscosi) che importano e che danno margini maggiori rispetto agli oli leggeri ( shale oil di loro produzione). A questo punto se si fosse compatti si potrebbe dire agli USA : se vuoi oro e rame, oil pesante e acciaio allora torna a miti consigli, altrimenti non ti esportiamo piu questi materiali. Come la Cina che ha imposto dei controdazi sempre del 34% dal prossimo 10 aprile sui prodotti USA ed ha vietato l’esportazione di minerali e terre rare negli USA. Solo che la Cina ha la forza di mettersi a fare braccio di ferro con Trump, tutti gli altri, Vietnam in testa, pare di no. Il teorema di Trump è dimostrato
Settimana decisamente negativa per Milano ( – 10.55% e saldo 2025 a + 1.35%) che risulta il peggior listino di settimana bruciando in pratica tutto quanto guadagnato da inizio anno.
Ricorda molto da vicino il – 11.26% della prima settimana del crollo pandemia ed auguriamoci che non sia, come allora, la prima di una striscia durata un mese ! I Volumi sono stati leggermente superiori a quelli di allora mantenendo quindi una certa similitudine che porta con se qualche brivido lungo la schiena. Sarà pertanto importantissimo per il nostro listino trovare una immediata reazione per riportarsi sopra la resistenza dinamica che transiterà a 35074 punti considerando che siamo su un livello statico, quello dei 35mila punti che non sarà affatto semplice da superare. Guardando verso sud un primo livello lo troviamo in area 33320 punti dopodiché sarà inevitabile il test della ribassista sui 32500 punti. In chiusura di settimana è arrivata la conferma del rating italiano da parte di Fitch a BBB con outlook positivo.

Forte il malcontento in Germania per i dazi americani
e forte è la voce della Mueller, la presidente dell’industria dell’auto tedesca che ha commentato : ” questo non è America first, questo è America alone” ed ha proseguito con : ” La decisione di Trump segna un cambiamento fondamentale della politica commerciale ed il protezionismo porterà solo perdenti”. Cosi mentre Volkswagen che pensa di riconvertire le due o tre fabbriche che deve chiudere da produzione auto a produzione di carri armati, Mercede sta seriamente valutando di portare uno o due impianto negli states per non perdere quel mercato a loro molto congeniale. Graficamente il DAX ( – 8.10% e saldo 2025 a + 3.68%) rispetto a Milano ha dalla sua il fatto che ha ancora qualche punto sopra il supporto dinamico che per la prossima settimana sarà a 20200 punti mentre è evidente come il livello dei 20467, precedente massimo storico, abbia fatto da fine corsa per la candela attuale. L’eventuale perdita della rialzista potrebbe portare ad una profonda discesa verso area 18500 dove vi è un altro livello supportivo.

Naturalmente il grafico dello Stoxx50 non poteva essere diverso da quello visto per Milano e Dax
ed è anzi forse anche peggio in quanto la chiusura è avvenuta molto sotto la rialzista e si è fermata su un precedente livello che abbiamo ora aggiunto. La perdita dei 4833 porterà al test del supporto sottostante a 4709 punti, mentre la prima resistenza adesso è la rialzista che transiterà poco sopra i 5mila punti.

Erano in molti a sperare che con il ritorno di Trump alla Casa bianca i Mercati azionari avrebbero vissuto una luna di miele come accadde durante il primo mandato.
Ma la realtà si è dimostrata molto dura contro questi speranzosi e dal suo nuovo insediamento Wall Street ha perso 10mila miliardi di $ di capitalizzazione, di cui circa la metà nelle ultime due sedute !! Eppure le parole del presidente nel presentare i suoi dazi sono state : ” i dazi porteranno l’età dell’oro, rilanceranno il sogno americano e genereranno miliardi di miliardi di dollari per ridurre le nostre tasse ed il nostro debito”. E dal giorno dell’insediamento il consigliere del presidente nonché incaricato per tagliare le spese federali di mille miliardi di dollari, il signor Elon Musk, ha perduto oltre 130 miliardi di dollari che pur rimanendo la persona più ricca al mondo di certo avrebbe saputo cosa fare con quella cifretta…… La performance di questa settimana a Wall Street è stata di un – 9% che non lascia scampo e che ha riportato la piazza americana a livelli che non vedeva dal secondo trimestre dello scorso anno. Miglior listino di settimana e di Wall Street è stato il Dow jones ( – 7.86% e saldo 2025 a – 9.94%), oramai prossimo all’incrocio di un supporto statico e dinamico in area 37600 / 378700 punti che dovrebbe riuscire a contenere ulteriori affondi. La prima resistenza sarà probabilmente in area 39250 prima di potersi confrontare con la dinamica che transiterà sui 40490 punti. Decisamente peggio ha fatto il listino tecnologico del Nasdaq ( – 9.77% e saldo 2025 a – 17.20%) che si ferma precisamente su un livello che già ad agosto scorso aveva fermato la discesa dopo un pesante gap down. Il gap down di questa settimana invece era riuscito a chiuderlo per poi però sprofondare. Dovesse cedere ancora lo aspetteremo sui 16612 punti mentre la prima resistenza sarà a 18400 punti. Gap down subito richiuso anche per S&P500 ( – 9.08% e saldo 2025 a – 13.73%) che poi però buca due rialziste per chiudere a 5074 punti lasciando un piccolo margine prima del test dei 4953, livello che ad aprile 2024 fu il punto di ripartenza per andare a quota 6mila punto. Se dovesse perderlo c’è un gap a 4842 da chiudere mentre la prima resistenza è la rialzista che transiterà a 5227 punti.


