IMPARA DALLE TUE EMOZIONI
Quindi cosa fare con le nostre emozioni? Come utilizzarle piuttosto che gestirle o evitarle?
Quando le vivi puoi fare la cosa più semplice del mondo: FERMATI.
Bastano pochi secondi, chiediti:
“cosa sto provando?”,
“quali stimoli hanno attivato questa sensazione?”
Ripercorri la scala LEAS di Lane e Schwartz.
Qualsiasi risposta che ti darai a queste domande andrà bene, non esiste un manuale che ci dice cosa dovremmo o non dovremmo provare nelle varie situazioni, ognuno di noi ha la sua unica e particolare lettura del mondo, il proprio modo di raccogliere e elaborare informazioni. È per questo che nell’esempio di prima ho inserito l’inciso “naturale e fisiologica” tristezza.
Ora che sai cosa stai provando, la seconda skill che puoi sviluppare è la capacità di stare nelle emozioni.
Cosa significa? prima di tutto vuol dire accettarle, accettare che possiamo avere paura, rabbia, rammarico o qualsiasi altra emozione ti venga in mente. Così facendo puoi smettere di lottarci o di scappare via.
Per stare nelle emozioni basta anche solo osservarle:
Che risposte fisiologiche stai avendo?
Il tuo respiro è più veloce o più lento?
Il cuore ha aumentato i batti?
Stai sudando?
Senti il corpo leggero o pesante?
E tante altre domande che ti puoi fare per descriverti al meglio ciò che stai provando.
Se un trade ti fa paura non vuol dire che sei un vigliacco o un incapace, semplicemente il tuo cervello interpreta quella situazione come una potenziale fonte di pericolo. Se accetti questo fatto ponendoti qualche domanda potrai utilizzare questa informazione:
Cosa c’è di rischioso? È effettivamente un’operazione che ho la possibilità di fare? Posso correre questo rischio? Cosa mi fa paura?
Accettare le emozioni serve anche a prevenire emozioni di secondo grado che generano stati interni più duraturi: sentimenti, umori, stati d’animo.
Ecco un esempio tratto dalla mia pratica clinica: uno studente è in ansia per un esame, l’ansia nasce dalla paura di essere bocciato (emozione primaria), essere in ansia lo fa sentire stupido perché, secondo lui, è da stupidi aver paura di un banale esame, sentendosi stupido si sentirà anche in colpa per non essere in grado di gestire l’ansia e si arrabbierà con sé stesso.
Risultato: pensare all’esame è una situazione così spiacevole che lo studente avrà il rigetto semplicemente guardando i libri, non studierà e magari non si presenterà alla prova realizzando così la sua paura di essere bocciato.
L’emozione primaria è la paura del fallimento; questa emozione, vissuta senza consapevolezza genera una serie di altri vissuti (sentirsi stupido, senso di colpa, rabbia) che aumentano esponenzialmente il disagio fino a effettivamente realizzare ciò che temo.
Più lo studente accetta la sua paura meno svilupperà emozioni di secondo grado negative, questo lo porterà a riconoscere la paura di essere bocciato come una normale conseguenza dell’affrontare una prova.
Diminuire/Non avere tutto quel “rumore di fondo” di emozioni di secondo livello libera energie e spazio mentale per la concentrazione e la motivazione per lo studio.
Risultato: l’ansia rimarrà a livelli contenuti e anche utili allo studio, potrà studiare concentrato e tranquillo e, se passerà l’esame, sarà soddisfatto e contento. Se non dovesse passarlo (non tutte le variabili sono in suo controllo) avrà comunque vissuto serenamente le settimane precedenti alla prova (senza insonnia, gastrite o mal di testa) e la bocciatura gli procurerà della tristezza che vivrà con consapevolezza ma non tristezza +rabbia + colpa + inadeguatezza + fallimento ecc.
In questo caso, il nostro cervello assomiglia a un computer: se occupo la memoria di lavoro aprendo diversi programmi contemporaneamente avrò meno spazio per far girare il programma che mi serve in quel momento. Quindi se impegno le mie energie per pre-occuparmi del futuro, per essere arrabbiato con me stesso, per sentirmi inetto, incapace o in colpa non avrò più spazio ed energia da spendere in ciò che reputo davvero interessante.